lunedì 13 ottobre 2025

 Pensare di essere felici

diventando qualcun altro

è un'illusione.

Diventare qualcun altro

semplicemente scambiare

una forma di sofferenza

con un'altra forma di sofferenza.

Ma quando sei soddisfatto

di ciò che sei ora,

giovane o vecchio,

sposato o single,

ricco o povero,

allora sei libero dalla sofferenza.


Ajahn Brahm

domenica 12 ottobre 2025

 La superstizione parentale – James Hillman


Se esiste nella nostra civiltà una fantasia radicata e incrollabile, è quella secondo la quale ciascuno di noi è figlio dei propri genitori e il comportamento di nostra madre e di nostro padre è lo strumento primo del nostro destino. Così come abbiamo i loro cromosomi, allo stesso modo i loro grovigli e i loro atteggiamenti sono gli stessi nostri. La loro psiche inconscia – le collere rimosse, i desideri irrealizzati, le immagini che sognano la notte – conforma congiuntamente la nostra anima e noi non riusciremo mai e poi mai a venire a capo di questo determinismo e a liberarcene. L’anima individuale continua a essere immaginata biologicamente come un frutto dell’albero genealogico. La nostra psiche nasce da quella dei nostri genitori, così come la nostra carne nasce dai loro corpi.


Da qualche parte, tuttavia, un folletto continua a sussurrare un’altra storia: «Tu sei diverso; non assomigli a nessuno della famiglia; tu non sei dei loro». Nel cuore si annida un eretico, che chiama la famiglia una fantasia, una superstizione.


Del resto, il modello biologico stesso presenta smagliature che lasciano perplessi. Sappiamo spiegare e praticare più facilmente la contraccezione che non la concezione. Che cosa avviene in realtà in quel compatto, verginalmente integro, solitario ovulo, che permette a quell’unico particolare spermatozoo, tra milioni, di penetrare? Ma forse sarebbe più giusto chiederlo allo spermatozoo: ce n’è uno tra voi che è più furbo, più intraprendente degli altri o forse più congeniale, che sente una maggiore affinità? O è un caso, una questione di «fortuna»… ma poi, che cosa si intende per fortuna? Sappiamo molte cose sul DNA e sui risultati della congiunzione, ma rimane intatto il mistero sul quale Darwin spese la vita, il mistero della selezione.


La teoria della ghianda propone una soluzione antica: è stato il mio daimon a scegliere sia l’ovulo sia lo spermatozoo, così come aveva scelto i portatori, detti «genitori». La loro unione deriva dalla mia necessità, non il contrario.


Questo non aiuta forse a spiegare le unioni impossibili, le incompatibilità e le mésalliances, i veloci concepimenti e i bruschi abbandoni che si verificano tra i genitori di molti di noi, e in particolare nelle biografie delle persone eminenti?


Lui e lei si sono messi insieme non per unirsi ma per concepire quella persona unica e irripetibile, dotata di una particolare ghianda, che poi sono risultato essere io.


Prendiamo, per esempio, la storia di Thomas Wolfe, lo strabordante, fluviale scrittore neoromantico delle Smoky Mountains, nato il 3 ottobre del 1900. I suoi genitori, scrive il suo biografo Andrew Turnbull, si unirono in «un’epica mésalliance. Sarebbe difficile immaginare due persone più incompatibili per temperamento».


Il padre era «prodigo, sensuale, espansivo»; la madre «coriacea, parsimoniosa, repressa». Come avranno fatto a incontrarsi? Una quindicina di anni prima della venuta su questa terra di Thomas Wolfe, sua madre, Julia Westall, una maestrina di campagna di ventiquattro anni, capitò nella bottega di W.O. Wolfe, un marmista specializzato in lapidi che aveva al suo attivo un divorzio e una vedovanza. Ci entrò per vendere dei libri (arrotondava così le sue entrate). «Dopo aver dato un’occhiata al libro che voleva vendergli, lui sottoscrisse l’ordine. Poi le chiese se le piacevano i romanzi. «“Oh, leggo di tutto” rispose Julia. “Un po’ meno la Bibbia. Insomma, non quanto dovrei”. «W.O. disse che a casa aveva alcuni bei romanzi d’amore, e quel pomeriggio … le fece recapitare St. Elmo, di Augusta Jane Evans. Alcuni giorni dopo, quando Julia ripassò per vendere un altro libro … W.O. insistette perché si fermasse a pranzo, dopo di che la condusse di là per mostrarle allo stereoscopio i suoi dagherrotipi della guerra civile … le prese la mano, disse che era un po’ che la osservava passare davanti alla sua bottega, e le chiese di sposarlo. «Julia … obiettò che praticamente non si conoscevano neppure. Ma W.O. era talmente deciso che alla fine Julia propose di aprire a caso il libro che si era portata da vendere, dicendo che si sarebbe regolata in base al capoverso centrale della pagina di destra –“Una vera sventataggine da parte mia” ebbe a commentare anni dopo –e andò a pescare proprio la descrizione di uno sposalizio, con le parole: “finché morte non ci separi”. “Ecco!” esclamò W.O. “Sta scritto! Bisogna ubbidire”. Il matrimonio fu celebrato a gennaio, tre mesi scarsi dopo la avventata proposta».


Gli opposti che si attraggono, gioventù e vecchiaia; semplice convenienza (un appoggio economico per lei, una governante per lui); sadomasochismo; ricerca del padre, identificazione paterna; pressione sociale sulle persone non sposate… Le spiegazioni possono essere tante, ma a voi sembrano convincenti? Perché non prendere quanto meno in considerazione che i due si siano incontrati «perché era scritto»? Lei lo aveva avvicinato proponendogli un libro; lui aveva risposto imprestandole un libro; la cosa fu decisa aprendo un libro e il frutto di quella unione libresca fu Thomas Wolfe, scrittore di libri. Quando Thomas aveva due anni, i genitori erano soliti «fargli leggere qualcosa ad alta voce per intrattenere gli ospiti». Julia, da parte sua, era convinta di essere stata l’invisibile artefice del talento letterario del figlio perché durante la gravidanza aveva «trascorso i pomeriggi a letto a leggere». Quanto ai sei fratelli e sorelle di Thomas, le loro ghiande erano di tipo diverso e avevano scelto quei genitori per altre ragioni. Come sempre, è nella persona eccezionale che questo processo si manifesta nel modo più evidente. Dunque Thomas Wolfe fu in realtà chiamato in quella famiglia di Asheville, North Carolina, e i suoi genitori furono chiamati l’una verso l’altro per costruire quella famiglia, in modo che egli potesse fare ciò che andava fatto. Come, altrimenti, avrebbe potuto scrivere i suoi libri, se non avesse «conosciuto» i suoi genitori prima che essi conoscessero lui? Fu la mano di un angelo ad aprire il libro a quella pagina, concependo Julia e W.O. come suoi genitori prima che essi concepissero lui come loro figlio.


Il codice dell’anima, James Hillman

sabato 11 ottobre 2025

 Feci una passeggiata. Improvvisamente mi fermai, pervaso dalla consapevolezza di non avere né corpo né mente. Tutto ciò che potevo vedere era un grande Tutto illuminante, onnipresente, perfetto, lucido e sereno. Era come uno specchio onnicomprensivo da cui si proiettavano le montagne e i fiumi della terra... Mi sentivo limpido e trasparente.


Han Shan Maestro Zen del XVI secolo

venerdì 10 ottobre 2025

 Un uccello non canta perché ha una risposta. Canta perché ha una canzone. 


Adagio cinese

giovedì 9 ottobre 2025

 Colleghiamo i raggi per formare una ruota, ma è il vuoto centrale che fa muovere il carro.

Modellare la creta per fare un vaso, ma è il vuoto all'interno che può contenere ciò che vogliamo.

Fissiamo il legno per costruire una casa ma è lo spazio vuoto all'interno che la rende abitabile.

Noi lavoriamo sull'essere, ma è il non-essere ciò di cui ci serviamo.


Tao te Ching

Lao Tzu

mercoledì 8 ottobre 2025

Non dare consigli senza aver detto prima: "Secondo quello che credo, per quanto ne so, rischiando di sbagliare... ”


Alejandro Jodorowsky 

martedì 7 ottobre 2025

 Raramente ci rendiamo conto, ad esempio, che i nostri pensieri e le nostre emozioni più intimi non sono in realtà nostri. Perché pensiamo in termini di linguaggi e immagini che non abbiamo inventato noi, ma che ci sono stati donati dalla nostra società.


Alan Watts

lunedì 6 ottobre 2025

 Se sei in viaggio, non preoccuparti della distanza, ma della meta... se ti siedi a un banchetto, non guardare alla quantità, ma alla qualità dei piatti che ti vengono serviti.


Adagio cinese

domenica 5 ottobre 2025

 Il vero valore dell’anello


“Sono venuto qui, maestro, perché mi sento così inutile che non ho voglia di fare nulla. Mi dicono che sono un inetto, che non faccio bene niente, che sono maldestro e un po’ tonto. Come posso migliorare? Che cosa posso fare perché mi apprezzino di più?”


Il maestro gli rispose, senza guardarlo: “Mi dispiace, ragazzo. Non ti posso aiutare, perché prima ho un problema da risolvere. Dopo, magari…”. E dopo una pausa aggiunse: “Ma se tu mi aiutassi, magari potrei risolvere il mio problema più in fretta e dopo aiutare te”.


“Con piacere, maestro” disse il giovane esitante, sentendosi di nuovo sminuito visto che la soluzione del suo problema era stata rimandata per l’ennesima volta.


“Bene” continuò il maestro. Si tolse un anello che portava al mignolo della mano sinistra e, porgendolo al ragazzo, aggiunse: “Prendi il cavallo che c’è là fuori e va’ al mercato. Ho bisogno di vendere questo anello perché devo pagare un debito. Vorrei ricavarne una bella sommetta, per cui non accettare meno di una moneta d’oro. Va’ e ritorna con la moneta d’oro il più presto possibile.


Il giovane prese l’anello e partì. Appena fu giunto al mercato iniziò a offrire l’anello ai mercanti, che lo guardavano con un certo interesse finché il giovane diceva il prezzo.


Quando il giovane menzionava la moneta d’oro, alcuni si mettevano a ridere, altri giravano la faccia dall’altra parte e soltanto un vecchio gentile si prese la briga di spiegargli che una moneta d’oro era troppo preziosa in cambio di un anello. Pur di aiutarlo, qualcuno gli offrì una moneta d’argento e un recipiente di rame, ma il giovane aveva istruzioni di non accettare meno di una moneta d’oro e rifiutò l’offerta.


Dopo avere offerto il gioiello a tutte le persone che incrociava al mercato – e saranno state più di cento- rimontò a cavallo demoralizzato per il fallimento e intraprese la via del ritorno.


Quanto avrebbe desiderato avere una moneta d’oro per regalarla al maestro e liberarlo dalle sue preoccupazioni! Così finalmente avrebbe ottenuto il suo consiglio e l’aiuto.


Entrò nella sua stanza: “Maestro” disse “mi dispiace. Non è possibile ricavare quello che chiedi. Magari sarei riuscito a ottenere due o tre monete d’argento, ma credo di non poter ingannare nessuno riguardo il vero valore dell’anello.”


“Quello che hai detto è molto importante, giovane amico” rispose il maestro sorridendo. “Prima dobbiamo conoscere il vero valore dell’anello. Rimonta a cavallo e vai dal gioielliere. Chi lo può sapere meglio di lui? Digli che vorresti vendere l’anello e chiedigli quanto ti darebbe. Ma non importa quello che ti offre: non glielo vendere. E ritorna qui con il mio anello.”


Il giovane riprese di nuovo a cavalcare.


Il gioielliere esaminò l’anello alla luce della lanterna, lo guardò con la lente, lo soppesò e disse al ragazzo:


“Dì al maestro, ragazzo, che se vuole vendere oggi stesso il suo anello, non posso dargli più di cinquantotto monete d’oro”.


“Cinquantotto monete?” esclamò il giovane.


“Sì” rispose il gioielliere. “Lo so che avendo più tempo a disposizione potremmo ricavare circa settanta monete d’oro, ma se ha urgenza di vendere…”


Il giovane si precipitò dal maestro tutto emozionato a raccontargli l’accaduto.


“Siediti” disse il maestro dopo averlo ascoltato. “Tu sei come questo anello: un gioiello unico e prezioso. E come tale puoi essere valutato soltanto da un vero esperto. Perché pretendi che chiunque sia in grado di scoprire il tuo vero valore?”


E così dicendo si infilò di nuovo l’anello al mignolo della mano sinistra.


 “Lascia che ti racconti” di Jorge Bucay


sabato 4 ottobre 2025

 LIBERTÀ DALLE OPINIONI


Un giorno un re riunì alcuni ciechi e propose loro di toccare un elefante per constatare come fosse fatto. Alcuni afferrarono la proboscide e dissero: «Abbiamo capito: l'elefante è simile a un timone ricurvo». Altri tastarono gli orecchi e dichiararono: «È simile a un grosso ventaglio». Quelli che avevano toccato una zanpa dissero: «Assomiglia a un pestello». Quelli che avevano accarezzato la testa dissero: «Assomiglia a un monticello». Quelli che avevano tastato il fianco dichiararono: «È simile a un muro». Quelli che avevano toccato una gamba dissero: «È simile a un albero». Quelli che avevano preso la coda dissero: «Assomiglia a una corda»,

Ognuno era convinto della propria opinione. E, a poco a poco, la loro discussione divenne una rissa.

Il re si mise a ridere e commentó: «Questi ciechi discutono e altercano. Il corpo dell'elefante è naturalmente unico, e sono solo le differenti percezioni che hanno provocato le loro diverse valutazioni e i loro errori»