Illusione di alternative
Un uomo accusato ingiustamente di aver maltrattato la moglie fu condotto davanti a un giudice prevenuto e dotato di poco buon senso che gli chiese in tono irritato: «Disgraziato! Hai finalmente smesso di picchiare tua moglie? Sì o no?».
Poiché l’uomo era innocente, davanti a una domanda posta in tal modo rimase molto turbato e perplesso: se avesse risposto «sì» avrebbe corroborato la falsa idea di aver maltratto la moglie, mentre se avesse risposto «no» avrebbe affermato di continuare a picchiarla.
«Be’, Sua Eccellenza, se mi pone la domanda in questi termini…» accennò timidamente.
«Insomma!» lo interruppe molto bruscamente il giudice. «O è sì o è no! Mi pare molto chiara la situazione! Non girare inutilmente intorno alla domanda, o sarai condannato per oltraggio alla corte!» ruggì con ferocia.
A quel punto l’uomo fu messo spalle al muro e non seppe più cosa rispondere. Fu così che un innocente venne condannato, oltre che per maltrattamento della moglie, anche a una pena accessoria.
A volte, ciò che sembra una scelta non lo è affatto.
È un'illusione. Due alternative che non lasciano spazio alla verità.
Questo tipo di comunicazione – nota come illusione di scelta o doppio legame – è studiato da decenni nella pragmatica della comunicazione umana. Bateson e Watzlawick, nella scuola di Palo Alto, l’hanno descritto come uno schema in cui ogni risposta è una trappola.
Nel linguaggio ipnotico e nella comunicazione persuasiva queste strutture vengono studiate non per incastrare, ma per capire come funzionano le dinamiche profonde del linguaggio.
Per aiutare le persone a non subirle.
E, quando serve, per guidare chi è confuso verso scelte più consapevoli.
Il linguaggio può essere un'arma o uno strumento.
Dipende sempre da come lo si usa.
E da quanto ne siamo consapevoli.

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