venerdì 11 maggio 2012

IL CERCATORE di Jorge Bucay


Questa è la storia di un uomo che io definirei un Cercatore. Un cercatore è qualcuno che cerca. Non necessariamente è qualcuno che trova: Tantomeno è qualcuno che sà cosa sta cercando. E' semplicemente qualcuno per il quale la sua stessa vita è una ricerca.
Un giorno il nostro cercatore sentì che doveva andare fino alla città di Kammir. Egli aveva appreso a fare rigorosamente caso a quelle sensazioni che venivano da un luogo sconosciuto di sè stesso, cosicchè lasciò tutto e partì. Dopo due giorni di cammino lungo i polverosi sentieri, avvistò Kammir da lontano, però un poco prima di arrivare al villaggio, una collina alla destra del sentiero richiamò la sua attenzione. Era tappezzata da un verde meraviglioso e aveva una quantità di alberi, uccelli e fiori incantevoli. Era completamente circondata da una specie di piccola staccionata di legno lucidato, e una porticina di bronzo lo invitava ad entrare. Improvvisamente sentì che dimenticava il villaggio e cedette alla tentazione di riposare per un momento in quel luogo.
Il Cercatore oltrepassò l'ingresso ed iniziò a camminare lentamente tra le pietre bianche che stavano distribuite come per caso tra gli alberi. Lasciò che i suoi occhi, che erano quelli di un Cercatore, vagassero per il luogo ... e forse per quello scoprì, sopra una delle pietre, quella iscrizione: “Abhdul Tareh, visse 8 anni, 6 mesi, 2 settimane e 3 giorni". Si spaventò un poco nel rendersi conto che quella pietra non era semplicemente una pietra. Era una lapide, e provò pena al pensare che un bambino di tanto tenera età era sepolto in quel luogo.
Guardandosi intorno, l'uomo si rese conto che anche la pietra a lato recava un'iscrizione . Nell'avvicinarsi per leggerla, decifrò: “Lamar Kalib, visse 5 anni, 8 mesi e 3 settimane”. Il Cercatore si sentì terribilmente commosso. Questo bellissimo luogo era un cimitero e ogni pietra una lapide. Tutte avevano iscrizioni simili: un nome e la durata della vita esatta del morto, però quello che lo connesse all'orrore, fù constatare che quello che aveva vissuto più a lungo, oltrepassava appena gli 11 anni. Pervaso da un dolore terribile, si sedette e si mise a piangere.
Il custode del cimitero passava da lì e si avvicinò, lo guardò piangere per un momento in silenzio e poi gli domandò se piangeva per qualche familiare.
- No, nessun familiare – disse il Cercatore - Però... Cosa succede in questo villaggio? Cosa tanto terribile vi è in questa città? Perchè tanti bambini morti sepolti in questo luogo Qual'è l'orribile maledizione che pesa sopra questa gente, che l'ha obbligata a costruire un cimitero di bambini
L'anziano custode sorrise e disse:
"Voi potete rasserenarVi, non esiste tale maledizione, cio che avviene è che quì abbiamo un'antica usanza. Le racconterò...Quando un giovane compie quindici anni, i suoi genitori gli regalano un taccuino, come questo che tengo quì, appeso al collo, e dè tradizione tra di noi che, a partire da allora, ogni volta che uno gode intensamente di qualcosa, apre il taccuino e annota in esso: a sinistra, quale fu il momento piecevole ... a destra, quanto tempo durò questo godimento. Conobbe la sua fidanzata e si innamorò di lei? Quanto tempo durò questa passione enorme e il piacere di consocerla? Una settimana, due? Tre settimane e mezza? E dopo ... l'emozione del primo bacio, quanto durò? Il minuto e mezzo del bacio? Due giorni? Una settimana?
E la gravidanza o la nascita del primo figlio? E il matrimonio degli amici? Il viaggio più desiderato? E l'incontro con il fratello che ritorna da un paese lontano? Quanto durò il piacere di queste situazioni? Ore? Giorni?
Cosí andiamo annotando nel taccuino ogni momento, ogni piacere, ogni sentimento pieno e intenso ... e quando qualcuno muore, è nostra usanza aprire il suo taccuino e sommare il tempo del piacere, per scrivelro sopra la sua tomba. Perchè quello è, per noi, l'unico e vero tempo vissuto."
Jorge Bucay