giovedì 19 dicembre 2013

ESSERE SERI

ESSERE SERI * da Frammenti di un insegnamento sconosciuto 
Un'altra volta, a proposito della stessa domanda, G. disse: "Molte cose vi restano incomprensibili, perché non tenete conto del significato di qualche parola semplicissima; ad esempio, non avete mai
pensato a ciò che vuol dire essere seri. Provate a rispondere voi stessi a questa questione. Cosa significa: essere seri?".
"Avere un'attitudine seria verso le cose", disse qualcuno. 


"È proprio quanto ciascuno pensa, disse G.; in realtà è esattamente il contrario. Avere un'attitudine seria verso le cose non significa, assolutamente essere seri, essendo stabilito che tutta la questione è di sapere verso quali cose. Un grandissimo numero di persone ha un atteggiamento serio per cose insignificanti. Si può forse dire che siano seri? Certamente no.
"L'errore proviene dal fatto che il concetto 'serio' è preso in senso troppo relativo. Quanto è serio per l'uno non lo è per l'altro e viceversa. In realtà, 'serio' è uno di quei concetti che non possono mai
in alcuna circostanza essere assunti in senso relativo. Una sola cosa è seria per tutti ed in ogni tempo. L'uomo può rendersene più o meno conto, ma la serietà delle tose non sarà minimamente alterata per questo.
"Se l'uomo potesse comprendere tutto l'orrore della vita delle persone ordinarie che girano in tondo in un cerchio di interessi e di scopi insignificanti, se potesse comprendere ciò che perdono, comprenderebbe che non vi può essere che una sola cosa seria per lui: sfuggire alla legge
generale, essere libero. Per un uomo in prigione e condannato a morte, cosa può esservi di serio? Solo una cosa: come salvarsi, come fuggire. Nient'altro è serio.
Ritornavamo sovente sulle difficoltà, della via. La nostra personal esperienza della vita in comune e di un lavoro costante ci gettavo continuamente in nuove difficoltà interiori.
"La questione è tutta qui: essere pronto a sacrificare la propria libertà, disse G. L'uomo, in modo cosciente o incosciente, lotta per la libertà come la immagina ed è questo che gli impedisce anzitutto di raggiungere la vera libertà. Ma colui che è capace di raggiungere qualunque
cosa arriva prima o poi alla conclusione che la sua libertà è un'illusione ed allora acconsente a sacrificare questa illusione. Diventa schiavo volontariamente. Fa ciò che gli si dice di fare, ripete ciò che gli si dice di ripetere, e pensa ciò che gli si dice di pensare. Non ha paura di perdere alcunché, perché sa che non possiede niente. In tal modo acquista tutto. Ciò che in lui era reale, nella sua comprensione, nelle sue simpatie, i suoi gusti e i suoi desideri, tutto gli ritorna con, nuove
proprietà che egli non aveva e che non avrebbe mai potuto avere prima, insieme a un sentimento interiore di unità e di volontà. Ma per giungere a tal punto, l'uomo deve passare attraverso il duro cammino della schiavitù e dell'obbedienza. Se poi desidera dei risultati occorre che obbedisca non soltanto esteriormente, ma interiormente. Questo esige una forte determinazione, e questa richiede a sua volta una grande comprensione del fatto che non esiste altra via, che un uomo non può fare niente da solo, e che tuttavia qualche cosa deve essere fatta.
"Quando un uomo arriva alla conclusione che non può vivere e che non desidera vivere più a lungo nel modo in cui è vissuto fino allora, . quando vede realmente tutto ciò che costituisce la sua vita e decide di lavorare, deve essere sincero verso sé stesso per non cadere in una situazione ancora peggiore. Perché non c'è niente di peggio che incominciare il lavoro su di sé, poi lasciarlo e ritrovarsi su due sedie: sarebbe meglio non cominciare affatto.
"Al fine di non iniziare invano o rischiare di essere deluso sul proprio conto, un uomo dovrà più di una volta mettere a prova la sua decisione.
Anzi tutto dovrà sapere fin dove vuole arrivare, cosa è disposto a sacrificare. Niente di più facile né di più vano che il rispondere: tutto.
L'uomo non può mai sacrificare tutto e questo non potrà mai essergli richiesto. Tuttavia deve stabilire in modo esatto ciò che è pronto a sacrificare e non discutere in seguito su questo punto. Altrimenti gli succederà come al lupo nel racconto armeno.
"Conoscete la storia armena del lupo e delle pecore?

"C'era una volta un lupo che faceva grande massacro di pecore e seminava la desolazione nei villaggi. "A lungo andare, non so proprio perché, fu improvvisamente preso dai rimorsi e si pentì; così decise di cambiare e di non sgozzare più pecore. "Allo scopo di mantenere seriamente la sua promessa, andò a trovare il curato e gli domandò di celebrare per lui una messa di ringraziamento.
"Il curato incominciò la cerimonia; il lupo vi assisteva singhiozzando e pregando. La messa durò a lungo. Poiché il lupo aveva distrutto molte pecore del curato, costui pregava con ardore affinché il lupo si ravvedesse davvero, Ad un tratto il lupo, volto lo sguardo alla finestra, vide le pecore che rientravano all'ovile. Non poteva più rimanere fermo al suo posto; ma il curato si dilungava nelle sue preghiere. "Alla fine il lupo non poté più trattenersi oltre e gridò:
"Finiamola, curato! Altrimenti rientreranno tutte, e non avrò più niente per cena!".
"È un racconto spiritoso, perché dipinge l'uomo in modo ammirevole: l'uomo è pronto a sacrificare tutto, ma se si tratta del suo pranzo quotidiano è un'altra faccenda ...
"L'uomo vuol sempre cominciare da qualcosa di grande. Purtroppo è impossibile; non abbiamo scelta: dobbiamo cominciare con le cose di ogni giorno".

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