sabato 30 marzo 2024

 L’OROLOGIO FERMO ALLE SETTE.


Su una delle pareti della mia stanza è appeso un bell’orologio antico che non funziona più.

Le sue lancette, ferme quasi da sempre, segnalano imperturbabili la stessa ora: le sette in punto.

Quasi sempre, l’orologio è solo un inutile addobbo su una parete biancastra e vuota.

Tuttavia, ci sono due momenti della giornata, due istanti fugaci, in cui il vecchio orologio sembra risorgere dalle sue ceneri come un’araba fenice.

Quando tutti gli orologi della città, nei suoi impazziti movimenti, i cucù e i gongs dei campanili fanno suonare sette volte il loro ripetuto canto, il vecchio orologio della mia stanza sembra prendere vita.

Due volte al giorno, mattina e sera, l’orologio si sente in completa armonia con il resto del mondo.

Se qualcuno guardasse l’orologio solamente in questi due momenti, direbbe che funziona alla perfezione…però, passato quell’istante, quando gli altri orologi zittiscono il loro canto e le lancette continuano il loro monotono cammino, il mio vecchio orologio perde il passo e rimane fedele a quell’ora su cui una volta fermò il suo andare.

Ma io amo quest’orologio. E quanto più parlo di lui, più lo amo, perché ogni volta sento che assomiglio di più a lui.

Anch’io sto fermo nel tempo. Anch’io mi sento inchiodato ed immobile. Anch’io sono, in qualche modo, un inutile ornamento su una parete vuota.

Ma allo stesso modo gioisco dei fugaci momenti nei quali, misteriosamente, arriva la mia ora. Durante questo tempo, sento che sono vivo.

Tutto diventa chiaro e il mondo ritorna ad essere meraviglioso.

La prima volta che mi sentii così, provai ad afferrarmi a questo istante, credendo che potessi farlo durare per sempre.

Ma non fu cosi. Come il mio amico orologio, anche a me sfugge via il tempo degli altri .

Passati questi momenti, gli altri orologi, che vivono in altri uomini, continuano il loro giro ed io ritorno alla mia abituale morte statica, al mio lavoro, alle mie chiacchiere da caffè, al mio noioso andare, che sono abituato a chiamare vita.

Però so che la vita è un’altra cosa.

So che la vita, quella vera, non è che la somma di quei momenti che, anche se passeggeri, ci permettono percepire la sintonia dell’universo.

Quasi tutti, poverini, credono di vivere.

Ma solamente ci sono istanti di completa pienezza e quelli che non lo sanno e insistono a voler vivere per sempre, rimarranno condannati al mondo grigio e ripetitivo della quotidianità.

Per questo ti amo orologio.

Perché, in fondo io e te, siamo la stessa cosa.


Dal libro: Lascia che ti racconti di Jorge Bucay

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