La timidezza è un paradosso affascinante: più cerchi di vincerla, più lei si rafforza. Un po' come l'insonnia, si alimenta degli sforzi stessi che fai per combatterla.
E se cambiassimo prospettiva?
Quando dici «sono timido», non stai dichiarando una debolezza, ma dimostrando il coraggio di riconoscere una parte di te, di accettarla e forse anche di darle spazio.
Il primo passo per trasformare qualcosa è smettere di combatterla, Sun Tzu direbbe: se hai un nemico per neutralizzarlo, fattelo amico.
Ci vuole coraggio a riconoscere di essere timidi, ma ancor di più a fare pace con quella parte di sé.
Quando smetti di considerarla un nemico da sconfiggere, puoi iniziare a guardarla come un'opportunità di crescita personale. E, in quel momento, non sarà più la timidezza a definirti, ma la tua capacità di affrontarla con serenità.
La libertà non risiede nel tentativo di eliminare emozioni o tratti che non piacciono, ma nel non identificarsi con essi.
Chiediti: Chi sono io veramente, al di là di questa timidezza? Chi sta osservando questa sensazione?
Quando rispondi a queste domande, scopri che non sei definito da ciò che senti o da ciò che temi.
Rimani in silenzio, osservando senza giudicare, vedrai che la timidezza non ha radici profonde.
Con la mente silenziosa, vedrai che la timidezza si dissolve da sé, come una nebbia che si alza al primo raggio di luce.
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