mercoledì 7 maggio 2025

 La fortuna va sempre da chi la desidera. Non sottovalutare mai i tuoi sogni. Devi fare con loro un patto. Essi sono la fonte e la forza inesauribile che ti permettono di vincere. Dietro l'ostacolo si aprono una libertà del tutto nuova e un orizzonte più vasto.


Dugpa Rimpoce

martedì 6 maggio 2025

 La pazienza è un albero dalle radici amare, ma dai frutti dolcissimi.


Alejandro Jodorowsky 

lunedì 5 maggio 2025

 

Le trasformazioni silenziose


Nel dinamico scenario aziendale di oggi, la nostra attenzione è spesso calamitata dall'evento: il lancio disruptive, l'acquisizione inattesa, la crisi improvvisa. Momenti eclatanti che catturano i titoli e richiedono reazioni rapide.


Ma c'è un'altra dimensione del cambiamento, spesso trascurata, eppure cruciale: la trasformazione silenziosa. Questa visione, profondamente risonante e tipica di molte tradizioni di saggezza Orientale, non pone l'accento sull'evento o la rottura netta (yang- maschile), ma sul processo continuo, un fluire quasi impercettibile che lavora nel profondo (yin-femminile).


Questa trasformazione non ha data, non fa rumore come l'evento. È la decantazione progressiva dei valori personali o aziendali, l'evoluzione organica delle competenze in un individuo o in un team, il lento spostamento delle dinamiche nelle relazioni o nei mercati. Modifica incessantemente la tessitura della nostra realtà interna ed esterna.


Questo approccio, radicato nell'osservazione continua e nella consapevolezza del divenire – principi che mi guidano nella comprensione delle dinamiche umane e organizzative – ci insegna a sviluppare una sensibilità che va oltre la superficie. Ci allena a cogliere gli insight critici nascosti nel rumore quotidiano.


Come si manifesta questo nel concreto? Prendiamo l'esempio di un team di lavoro. La trasformazione silenziosa potrebbe essere la graduale erosione della fiducia e della comunicazione aperta – piccoli attriti non risolti, feedback non dati, silenzi che si allungano. Questa lenta deriva non fa evento fino a quando non si manifesta in una crisi improvvisa: un progetto critico che fallisce per mancanza di collaborazione, o una perdita di talenti chiave. Un leader attento, coltivando la sensibilità a questi processi sottotraccia, non aspetta l'evento. Intercetta i segnali deboli – un calo di engagement, una minore spontaneità nelle riunioni – e interviene sui processi relazionali prima che la trasformazione negativa diventi un fatto compiuto e dirompente.


E qui sta il nodo cruciale: l'evento non è che la manifestazione (spesso esplosiva) delle trasformazioni silenziose accumulate nel tempo. Ignorare il lavoro continuo di queste ultime significa essere colti di sorpresa, costretti a reazioni tardive di fronte a ciò che era in gestazione da tempo.


Per leader e organizzazioni, padroneggiare la percezione e la gestione della trasformazione silenziosa – al di là della mera reazione all'evento – è un driver fondamentale di resilienza e innovazione. Richiede una visione strategica che sappia leggere i segnali deboli e la capacità di intervenire sui processi evolutivi prima che la rottura diventi inevitabile o troppo costosa.


Spostare lo sguardo dall' evento alla trasformazione è l'arte di guidare il cambiamento con proattività, non nella reazione, ma nell'evoluzione consapevole e continua. È qui che si costruisce un vantaggio competitivo duraturo, sia nella vita personale che professionale.


#psicologiaorientale 




 "Al giorno d'oggi appena qualcosa va un po' male, immediatamente ci prepariamo a "fare qualcosa", senza renderci conto che più ci affanniamo per correggere ciò che non va, più accumuliamo l'oscurità e il male dall'altra parte... 


Invece, dovremmo sempre chiederci: "È un male che probabilmente, se tollerato, si equilibrerà da solo dopo un po'?". Perché in questo caso non si dovrebbe fare nulla a riguardo."


Marie Louise Von Franz

domenica 4 maggio 2025

 La gallina e gli anatroccoli


C’era una volta un’anatra che aveva deposto quattro uova.

Mentre covava, una volpe attaccò il nido e la uccise. Ma per chissà quale ragione non riuscì a divorare le uova prima di fuggire, e queste rimasero nel nido, abbandonate.

Passò da li una chioccia e trovò il nido abbandonato. L’istinto la spinse ad accovacciarsi sulle uova per covarle.

Poco dopo nacquero gli anatroccoli e com’era logico scambiarono la gallina per la loro madre, e cominciarono a zampettare dietro di lei, tutti in fila.

La gallina, felice della nuova prole, li portò alla fattoria.

Ogni mattina, al canto del gallo, mamma gallina raschiava per terra e gli anatroccoli cercavano di imitarla. Quando gli anatroccoli non riuscivano a strappare da terra neanche un misero vermetto, la mamma provvedeva a nutrire tutti i pulcini, divideva ogni lombrico in diversi pezzi e nutriva i figlioli porgendo loro il cibo con il becco.

Un giorno la gallina andò a passeggiare con la sua nidiata nei dintorni della fattoria. I piccoli la seguivano disciplinatamente tutti in fila.

Ma tutt’a un tratto, giunti sulle rive di un lago, gli anatroccoli si tuffarono nell’acqua con grande naturalezza, mentre la gallina starnazzava disperatamente per farli uscire.

Gli anatroccoli sguazzavano tutti contenti, mentre la mamma saltellava qua e là e si disperava temendo si affogassero.

Sopraggiunse il gallo attirato dalle grida della madre e si rese conto della situazione.

“Non si può far affidamente sui giovani” sentenziò. “Sono degli imprudenti”.

Uno degli anatroccoli che aveva sentito le parole del gallo si avvicinò a riva e disse: “Non date a noi la colpa delle vostre limitazioni”.


Jorge Bucay 

Storie per imparare a vivere

sabato 3 maggio 2025

 Una conversazione tra onde (racconto taoista)


C’era una volta una piccola onda che era triste. “Sono così infelice” si lamentava. “Le altre onde sono grandi e potenti, mentre io sono piccola e debole. Perché la vita è così ingiusta?”

Un’altra onda, passando da quelle parti, sentì la piccola onda e decise di fermarsi. “La pensi così solo perché non hai visto chiaramente la tua ‘natura autentica’. Pensi di essere un’onda e pensi di essere infelice. In realtà tu non sei né l’una né l’altra.


“Cosa?” La piccola onda era stupita. “Non sono un’onda? Ma è ovvio che sono un’onda! Ho la mia cresta, vedi? E qui c’è la mia schiuma, per piccola che possa essere. Cosa intendi con – non sei un’onda?”


“Questa cosa che tu chiami ‘onda’ è unicamente una forma transitoria che tu assumi per un breve tempo. In realtà tu sei solo acqua! Quando capirai pienamente che questa è la tua natura fondamentale, non penserai più di essere un’onda e non sarai più infelice.”


“Se io sono acqua, tu cosa sei?”


“Anche io sono acqua. Sto temporaneamente assumendo la forma di un’onda più grande di te, ma questo non cambia la mia essenza fondamentale – acqua! Io sono te e tu sei me. Noi siamo parte di qualcosa di più grande.”

venerdì 2 maggio 2025

 La felicità non dipende da ciò che hai o da chi sei. Dipende solo da ciò che pensi. 


Siddhartha Gautama

giovedì 1 maggio 2025

 Festa in origine era contemplazione del divino. Era celebrare il non fare, ovvero quell’azione suprema che è semplicemente osservare con attenzione partecipata lo spettacolo dell’esistenza. 

Senza fretta, senza uno scopo utile, con attitudine giocosa anche i gesti del corpo di chi contempla sono liberi, una danza di gioia. Solo quando non si cerca, non si fa, ma ci si apre al mistero si ritrova la propria integrità perduta, ci si sente in festa, non ci manca più niente. Festa è un riposo nell’intensità.

mercoledì 30 aprile 2025

 Colleghiamo i raggi per formare una ruota, ma è il vuoto centrale che fa muovere il carro.


Modellare la creta per fare un vaso, ma è il vuoto all'interno che può contenere ciò che vogliamo.


Fissiamo il legno per costruire una casa ma è lo spazio vuoto all'interno che la rende abitabile.


Noi lavoriamo sull'essere, ma è il non-essere ciò di cui ci serviamo.


Lao Tzu

martedì 29 aprile 2025

 Se incontro un uomo e biasimo le sue debolezze, mi tolgo forza per acquistare conoscenze superiori; se cerco invece amorevolmente di approfondirmi nelle sue qualità, accumulo tale forza.


Rudolf Steiner