L'illuminazione è quando un'onda si rende conto che è l'oceano.
Thich Nhat Hanh
La noia è il sintomo di una vita trattenuta
La noia è semplicemente il sentimento soggettivo di non essere dentro il flusso della vita. In effetti, la noia in sé non esiste. Alcuni dei corsi universitari che ho dovuto seguire erano veramente noiosi; io però, nel frattempo, avevo imparato a divertirmi.
Se siamo abbastanza inventivi riusciamo sempre a trovare un modo per immetterci nella realtà aggirando la noia. Basta inserire la fantasia spontanea nella realtà, e la noia scompare per sempre. La vita allora potrà essere piacevole o spiacevole, entusiasmante o meno, ma di sicuro non sarà più noiosa.
La noia è dunque un sintomo di vita trattenuta, del fatto che non sappiamo cosa fare di ciò che abbiamo dentro, né come trasporlo nella realtà.
Quando impariamo a giocare, non c’è più posto per la noia. Purtroppo esistono bambini, e anche adulti, che non lo sanno fare, non sanno come utilizzare le proprie risorse interiori.
Nel caso della giovinezza questo sintomo non è così negativo perché, in una certa misura, fa parte della situazione, in quanto i giovani non hanno ancora la possibilità di realizzarsi.
Marie Louise von Franz - L'Eterno fanciullo
Dicono che Diogene andasse in giro per le vie di Atene vestito di stracci, e che dormisse negli androni delle case.
Raccontano che una mattina, quando Diogene stava ancora sonnecchiando nell’androne della casa dove aveva passato la notte, passò di lì un ricco possidente. «Buongiorno» disse il gentiluomo.
«Buongiorno» rispose Diogene.
«Ho avuto un’ottima settimana, così sono venuto a portarti questa borsa piena di monete.»
Diogene lo guardò in silenzio, senza fare un gesto.
«Prendile. Non c’è nessun tranello. Sono mie e le do a te, perché ne hai più bisogno di me.»
«Tu hai altre monete?» chiese Diogene.
«Certo» rispose il ricco «tante altre.»
«E non ti piacerebbe averne più di quante ne possiedi?»
«Sì, certo che mi piacerebbe.»
«Allora tienile tu, perché ne hai più bisogno di me.»
Alcuni narrano che il dialogo proseguisse così: «Ma anche tu devi mangiare, e ci vogliono i soldi per farlo».
«Ho già una moneta» e gliela mostrò «e mi basta per una scodella di frumento stamattina e, forse, per qualche arancia.»
«Sono d’accordo. Ma dovrai mangiare anche domani, e dopodomani, e il giorno dopo ancora. Dove troverai i soldi domani?»
«Se tu sei in grado di assicurarmi, senza temere di sbagliare, che vivrò fino a domani, allora magari accetterò le tue monete…»
Lascia che ti racconti
Jorge Bucay
Ogni giudizio sul mondo è una nostra proiezione.
Vediamo il mondo per come siamo noi stessi e vediamo gli altri per come proiettiamo.
Si può vedere la divinità e la bellezza in ogni persona.
Rendi la proiezione la più bella possibile e supera la proiezione personale.
Il mondo che vedi sei tu: se vedi il mondo aggressivo, è la tua aggressività che vedi; se lo vedi bello, è la tua bellezza
A. Jodorowsky
Un interessante esperimento (*) condotto dagli economisti Alexandre Mas ed Enrico Moretti ha cercato di capire se un collaboratore particolarmente produttivo rallenta il proprio ritmo quando inserito in un team di colleghi più rilassati, o se accade il contrario.
Utilizzando i dati degli scanner di cassa di una grande catena di generi alimentari, gli studiosi hanno misurato la produttività dei cassieri, rilevando un significativo aumento quando, tra loro, venivano inseriti colleghi più dinamici.
L'analisi ha mostrato che questo incremento non derivava né da una spinta morale né da un improvviso desiderio di migliorare le proprie prestazioni. In realtà, la produttività cresceva solo quando il cassiere più lento era posizionato in modo da essere visibile dal collega più attivo: l’obiettivo non era sembrare incompetente o pigro agli occhi degli altri.
Le conclusioni della ricerca hanno sottolineato che il mix ottimale di lavoratori in un turno è quello che massimizza la diversità di competenze.
La mia esperienza trova riscontro in questo studio, tuttavia la sua applicazione risulta inefficace quando il collega più lento, può essere visto parzialmente o in modo discontinuo dai colleghi sprint, in alcuni casi è stato necessario fare delle parziali modifiche agli ambienti lavorativi o all'organizzazione delle attività per garantirne l'efficacia.
Inoltre, non bisogna farsi troppe illusioni su tali effetti, perché c'è spesso la tendenza a credere che i risultati diventino stabili o permanenti per il collaboratore che ha cambiato il proprio ritmo, "l'effetto sprint" cessa nel momento in cui il collaboratore non è più esposto alla "pressione sociale ambientale" esattamente come sosteneva lo psicologo Salomon Asch nei suoi famosi esperimenti sul conformismo sociale.