Resta davanti alla porta, se desideri che l'aprano. Non lasciare il percorso se vuoi che ti guidino. Nulla è mai chiuso, se non i tuoi stessi occhi.
Farid al-Din 'Attar
Sedendo in meditazione la mente diventa sottile, ma bisogna cercare di essere consapevoli di qualsiasi stato in cui essa si trovi, di conoscerla.
L'attività mentale è lì, insieme con la quiete.
C'è vitakka, ossia l'atto di convogliare la mente sul tema della contemplazione. Se non c'è molta presenza mentale, non ci sarà molto vitakka.
Segue poi vicara, la contemplazione intorno a quel tema. Di tanto in tanto possono affiorare varie impressioni mentali "deboli" ma la cosa essenziale è la nostra consapevolezza; qualsiasi cosa accada, la conosciamo costantemente.
Man mano che procediamo più in profondità , siamo consapevoli senza interruzione del nostro stato meditativo, conoscendo se la mente è stabilizzata con fermezza o no.
Sono quindi presenti sia la concentrazione sia la consapevolezza.
Ajahn Chah
Samadhi e Sati
LAMA YESCE
Come funzione la mente
Per prima cosa dovremmo avere un atteggiamento responsabile verso il nostro corpo, voce e mente. In particolare verso la mente, perché l'energia nucleare principale dell'intera esistenza umana è la coscienza umana o mente.
È vero, vi sono molti meditatori che sottolineano molto la concentrazione, esagerano e diventano troppo tesi, arrivano quasi a punirsi . Capite? Non va bene fare così. Si rischia di diventare troppo nervosi.
Se ci si irrita non si è dei bravi meditatori, si è in errore. Se siete troppo tesi allora non riuscirete a controllare la rabbia quando qualcuno vi disturba.
La bellezza della vera meditazione consiste nel fatto che si riesce ad avere spazio e tempo anche quando ci disturbano. La vera meditazione si vede quando se ne ha bisogno, allora è vera meditazione. Quando vi sentite arrabbiati e la meditazione non vi aiuta, che vantaggio c'è a meditare? È semplicemente inutile. Meglio non meditare
Quel che voglio dire è che molti meditatori mettono un'incredibile enfasi nel cercare di concentrarsi, ma quando finiscono di meditare non hanno capito niente.
La cosa che conta di più è
il vostro atteggiamento.
Esaminate il vostro atteggiamento. Potete farlo mentre camminate o mentre parlate alla gente.
Questa sì è una buona meditazione.
Il maestro di meditazione
Da chi hai imparato a meditare?», venne chiesto a un saggio sufi.
Da un gatto!», rispose senza esitazione.
Da un gatto? Ma che significa?».
Da giovane, appena entrato nella Via, fatica vo a raccogliermi per meditare. Poi, un giorno, passeggiando per strada, ho visto un gatto, im mobile, imperturbabile. Se ne stava acquattato di fronte alla tana di un topo. E nulla intorno lo distraeva. La qualità della sua attenzione mi col pi profondamente. Pareva quasi non respirasse.
Qualcosa in me accadde. Per questo motivo quel gatto fu il mio maestro di meditazione!
Se accetto pienamente il mio stato, troverò la pace. Non mi lamento del fatto che dovrei essere più santo, più bello, più puro rispetto a quello che sono ora. Quando sono bianco, sono bianco, quando sono nero, sono nero, punto e basta. Questo atteggiamento non impedisce che continui a lavorare su di me per poter diventare uno strumento migliore; l’accettazione di sé non limita le aspirazioni, al contrario, le nutre. Perché ogni miglioramento partirà sempre da ciò che si è realmente.
Alejandro Jodorowsky